Ci sono un sacco di punti in comune – l’eccitazione per le cose nuove, l’attesa per ciò che verrà svelato, l’idea che sta ripartendo un’altra stagione – ma nel caso delle maglie da calcio c’è qualcosa in più: la possibilità di comunicare la propria identità, i propri valori, le proprie radici. Peculiarità per entrambi i kit, è la presenza di un garofano sul colletto posteriore, simbolo dell’amore tra i giocatori e i propri tifosi, a casa e sugli spalti. Se hai visto giocare i Chicago Bears della National Football League, probabilmente avrai notato le lettere «GSH» sulla manica sinistra delle maglie dei giocatori. La terza maglia celebrativa del Vasco è dedicata alle alle cosiddette Camisas Negras, la squadra che vinse il campionato Carioca del 1923. Vittoria storica perché fu la prima ottenuta mandando in campo giocatori d’estrazione proletaria, oltre che calciatori neri e mulatti al fianco di quelli bianchi. Nike: la maglia da trasferta dei Gunners della stagione 1995/96 – sì che ve lo ricordate Dennis Bergkamp in blu, doppio fulmine e sponsor Jvc sul petto.
Si rimane nell’ambito delle maglie iconiche e dei grandi classici, arrivando sul podio, e da Maradona si passa a Cruyff. Si torna a Maradona come Re Mida nell’elevare il peso di una maglia, il suo senso storico. La terza degli olandesi è un omaggio a Bob Marley e alla sua canzone Three Little Birds (a proposito, ci sono anche loro), diventata inno dei tifosi ajacidi (la canzone viene suonata all’interno della Amsterdam Arena all’inizio di ogni secondo tempo) dopo un’altrimenti insignificante amichevole a Cardiff nel 2008. Difficile sbagliare la maglia, con un concept così. Tra le maglie più riuscite si sottolinea ovviamente quella di Italia ’90, anche al di là dell’esito vittorioso per la Germania Ovest. Siamo in Germania ai Mondiali del 74’ e la straordinaria Olanda del “calcio totale” entra nella storia per il suo calcio spumeggiante capitanato da Johann Crujiff. Non si tratta in questo caso di una maglia associata a vittorie ma, è innegabile, resta una divisa entrata nella storia e di un perfetto esempio di valorizzazione della cultura popolare di un Paese. Si tratta di fatto di una maglia che – con piccole variazioni – ha caratterizzato un intero decennio di storia bianconera. Dopo qualche tentativo a vuoto, anche Puma centra il risultato ed entra nella nostra Top 10 con una maglia che è al tempo stesso pulita ed essenziale ma ricca di dettagli interessanti, fra cui il pattern “fashion” derivato dal crest e le applicazioni color argento di loghi e sponsor.
Divisa essenziale e caratterizzata dall’iconico sponsor Buitoni: di fatto è l’emblema assoluto della maglia del Napoli. Ottimo esempio anche la terza maglia del Bayern Monaco 23/24, color bianco sporco con dettagli bordeaux. Tracciato poi il diretto viale di Collemaggio che porta alla basilica, gli interventi di trasformazione durante il fascismo interessano completamente l’asse verticale del Corso Federico II-Corso Vittorio Emanuele: il primo viene quasi del tutto stravolto con la demolizione totale delle case civili e l’edificazione di palazzi di rappresentanza e di uffici, come L’INPS e prima di essa il Grande Albergo del Parco prospettante sulla villa (1941), il Cinema Massimo, il Palazzo delle Assicurazioni, la Banca d’Italia, mentre sul corso Vittorio Emanuele vengono realizzati vari palazzi in stile neoclassico con i portici, che si collegano al Palazzo del Convitto di San Francesco, ospitando la Cassa di Risparmio e la Camera di Commercio, mentre sul lato di destra sono realizzati INAIL in chiaro stile razionalista (1934-36), che mediante via San Bernardino si collega al Palazzo degli Uffici Amministrativi, mediante un lungo porticato; successivamente sono costruiti anche il Palazzo della Banca di Roma e all’ingresso dal Castello i due palazzi gemelli: Palazzo Leoni e Casa del Combattente o del Mutilato.
E la prima maglia Nike è proprio quella della stagione 98-99. In quell’anno venne proposta una casacca semplice, lineare e dal design pulito, in contrasto con lo stile più elaborato che Kappa aveva proposto nelle stagioni precedenti. A tutti piacerebbe acquistare la maglia della propria squadra con nome, numero e toppe di lega a prezzi irrisori, ma le favole non esistono. Puoi anche aggiungere il tuo nome o il numero del tuo giocatore preferito sulla maglia. Nessuno sponsor (vietati in Italia fino al 1980) nessun simbolo e nessun trofeo esposto, solo una stella raffigurante il numero di scudetti vinti fino ad allora. E nessuno può dimenticare la meravigliosa maglia da gioco, perfetta nella sua semplicità e allo stesso tempo iconica. Iconica come poche, ad alcuni non piacque, ad altri fece ridere ma nessuno l’ha dimenticata. Inoltre, durante la presidenza Banzer incominciarono con forza le lotte popolari con la rivolta dell’acqua a Cochabamba nel 2000, lotte che si sarebbero poi consolidate negli anni seguenti. La divisa dell’Olanda all’Europeo (vinto) del 1988 anticipò la moda dei pattern pazzi che si sono susseguiti negli anni ’90 sulle divise da gioco, moda peraltro ripresa anche dalla Spagna nel 2016. Il nostro uomo copertina non poteva che essere Marco Van Basten, crea maglie calcio autore di Europeo a dir poco strepitoso che gli valse tra l’altro il Pallone d’Oro e che col suo gol da cineteca in finale con l’URSS trascinò la sua Olanda alla vittoria finale.