Cronistoria della Società Sportiva Matelica Calcio 1921 A.S.D. La Società Anonima Fonderie Officine Pordenonesi, attiva dal 1923, produceva – e produce tuttora – macchine utensili. Cfr. LombardiaBeniCulturali. Dal convento francescano provennero personaggi illustri come il Servo di Dio Giuseppe Longhi o il padre Biagio Conti da Canzo, consigliere teologo dell’Arcivescovo di Praga (XVII secolo). Nella stagione 1982-1983, al posto del logo societario, la divisa portava il leone simbolo dell’azienda dell’allora presidente e amministratore delegato, Giuseppe Gregoris. L’omaggio alla città viene in qualche modo ricalcato anche nella prima maglia 2019-2020, stagione del debutto in Serie B: le classiche strisce verticali lasciano il posto a una nuova grafica in cui il nero e il verde trovano posto nella parte frontale e sulle maniche, con righe di maggior spessore (a sfumare verso il fondo della maglia e delle maniche): le strisce verticali nere vengono stilizzate a ricordare l’immagine del municipio di Pordenone, simbolo cittadino, posizionando centralmente sul petto il logo sociale della squadra, esattamente come svetta l’orologio del palazzo comunale sulla città. Nella stagione 2021-2022 la tenuta da trasferta «full white» presentava una gradazione di grigi nella parte bassa della maglietta, riproducendo i tre principali monumenti cittadini: il Palazzo del Comune, il Duomo di San Marco ed il Campanile.
Il periodico aveva voluto escludere da principio il coinvolgimento di una giuria tecnica; le classifiche risultavano tendere al recentismo: solo cinque personalità su trenta (e nessun allenatore) vantavano una militanza in grigio precedente al 1955, mentre tre calciatori erano nella rosa al momento dell’inchiesta. Nelle pertinenze dei campi vi sono inoltre tre palestre occupanti 1500 m², una sala attrezzi, una sala conferenze e un percorso adatto allo jogging. Per diversi anni il Pordenone non cucì sulle maglie dei giocatori alcuno stemma, maglia da calcio belle mentre su documenti e tessere sociali possono rintracciarsi esempi di utilizzo dell’acronimo F.C.P. L’anno successivo non seguì i ramarri in Serie C, preferendo continuare a giocare tra i dilettanti dell’Azzanese: tornerà anni dopo al Pordenone come allenatore delle giovanili, guidando i neroverdi (categoria giovanissimi) al titolo di campioni regionali e al terzo posto ai campionati nazionali (1988-1989) dietro Bologna e Napoli, a pari merito con il Torino. Quattro anni più tardi, all’europeo giocato in casa, gli spagnoli si laurearono campioni d’Europa, battendo per 2-1 in finale proprio l’Unione Sovietica allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid. Sotto la presidenza di Ercoli, infatti, vengono ingaggiati due campioni d’Italia del 1942, nonché ex romanisti: Renato Cappellini e Aldo Donati, quest’ultimo anche campione d’Italia con il Bologna, nonché campione del mondo 1938, Archimede Nardi, già portiere della A.S.
Amministratore delegato è Aldo Iacopetti, già coordinatore dell’area tecnica del settore giovanile della Sampdoria, e il nuovo tecnico è l’ex blucerchiato Marco Rossi, già allenatore in Serie C1 con Lumezzane e Pro Patria. L’ex difensore ha militato in riva al Noncello dal 1989 al 2003 nei vari campionati di Prima Categoria, Promozione, Eccellenza, Serie D/Interregionale e Serie C2. Il Cosenza disputò poi altri quattro campionati di Serie B, occupando il primo posto per nove settimane e mezzo nel 2000-2001, per poi vedere sfumare la promozione nella parte conclusiva del girone di ritorno, a vantaggio del Chievo di Delneri, con i lupi che a 12 minuti dal termine vincevano 1-0 (gol di Adriano Fiore), ma poi subirono la rimonta e il sorpasso dei veneti che conquistarono la Serie A. In questi anni vestirono la maglia del Cosenza calciatori quali Lentini, Strada, Zampagna, Altomare, Giandebiaggi, Savoldi, Silvestri, Maldonado. Dal 1998 fino al 2004, sulla maglia comparvero varianti consistenti in un ramarro stilizzato (inizialmente su fondo libero, poi inserito in un tondo suddiviso in pannelli pentagonali ed esagonali a formare un pallone da calcio) circondato dalla dicitura «Pordenone Calcio». Dalla metà degli anni’ 90 del Novecento ai primi anni 2000 si possono ricordare i gruppi ultras Naonian Army, Ultras Pordenone, Guardia Cittadina e Rude Crew.
La rivalità iniziò tuttavia sul finire degli anni novanta, quando al campionato del mondo 1998, giocato proprio in Francia, le due nazionali si scontrarono nei quarti di finale, con i Bleus che vinsero ai tiri di rigore. In viale dell’Olimpo sono situati il Diamante e il Palasport Fondo Patti, rispettivamente lo stadio di baseball – sport la cui tradizione a Palermo è legata con buona probabilità alla permanenza dei marinari della United States Navy nel porto cittadino, dopo la conquista del capoluogo durante la seconda guerra mondiale e per alcuni anni nel dopoguerra – e il principale palazzetto sportivo della città. La mascotte ufficiale del club è il ramarro: l’intuizione si deve al decano dei giornalisti locali, Gildo Marchi (detto «il maestro», scomparso nel 2004 all’età di 85 anni) che nei primi anni Sessanta soprannominò i neroverdi come i «Ramarri del Noncello». Il settore giovanile del Pordenone è attualmente composto dalle squadre Under 17, Under 16, Under 15, Under 14, due rappresentative di Esordienti, due di Pulcini, una di «Primi Calci» e una di «Piccoli Amici». Alto circa 48 metri è il più alto campanile della provincia dopo quello del Duomo di Lecce, e la sua realizzazione risale, molto probabilmente, tra il 1686 e il 1690. È in pietra leccese a cinque piani, di cui i primi quattro a sezione quadrata composti architettonicamente negli ordini dorico, ionico, corinzio e tuscanico e l’ultimo ottagonale con il cupolino maiolicato con una croce sommitale.
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