La tradizione sportiva viene rilevata dalla neocostituita Varese Calcio Società Sportiva Dilettantistica, che si iscrive al campionato di Eccellenza. Dopo aver sfiorato la qualificazione al campionato mondiale 1994 e aver partecipato alla Confederations Cup 1995, si ferma ai quarti di finale nella Coppa d’Asia 1996. La crescita del calcio giapponese viene confermata dalla qualificazione, la prima per i nipponici, alla fase finale di un mondiale, quello di Francia 1998, dove la squadra esce al primo turno perdendo tutte le partite, seppure di misura. Prima di tutto c’è da fare una distinzione: quell’anno la Vecchia Signora aveva due kit differenti per campionato e coppa. Per quanto riguarda il ruolo di portiere non c’è dubbio, il prescelto è Antony Iannarilli. La premiata è la versione della coppa, per le grandi occasioni, che nella mise regolamentare differiva per la riga centrale bianca, decisamente cheap – anche se c’è chi lo portava bene, come Boniek con la collanina comprata in spiaggia più un’altra in cui non voglio capire cosa c’è scritto. Il logo Ariston inoltre, già futuristico di suo, nella versione di coppa acquisisce una grandezza maggiore, contribuendo al forte contrasto voluto in origine dagli sceglitori dei colori societari tra purezza e austerità, volontà di comando.
La fama del 27enne di Alatri era già nota ai tifosi gialloblù e quest’anno è cresciuta a dismisura anche al di fuori dei confini della Tuscia. Negli ultimi anni abbiamo assistito a continue riproposizioni della divisa gialla: già per la stagione 2017-18 il giallo con dettagli blu va a rilevare quella vagamente più casual ma rovinata dai dettagli bianconeri del 13-14. A loro volta loro sono state dei pudici remix in confronto al kit che provò a cambiare tutto. L’approccio più elegante e vincente è quello del debutto del giallo della stagione 1983. Il colore acceso è bilanciato dal blu solito della divisa di cortesia nel bordino della manica (strisciolina a maniche corte, polsino raffinato con le maniche lunghe), negli sponsor e nel finto colletto a V. In particolare, la più bella è quella della finale di Coppa delle Coppe col Porto, vinta dai bianconeri per 2 a 1, senza lo sponsor Ariston, che la rende una maglia semplice e cool, con dei segni misterici come i due uomini schiena a schiena e il cerchio tricolore sovrastato da due stelle, come di una loggia massonica per nulla timida. Promosso in Serie D dopo spareggio col Sorso. Alcuni club di serie B hanno spedito i loro osservatori al Rocchi (anche a Pisa e Bolzano, quando i laziali hanno giocato i playoff in trasferta) ma il discorso è sempre lo stesso: in caso di permanenza in serie C la Viterbese rimane la prima scelta.
Tra il 1940 ed il 1941 partì anche la produzione di motori da 1,5 litri, identici a quelli utilizzati fino a quel momento sulle Opel Olympia, ma che in quel caso andavano spediti a Neckarsulm presso lo stabilimento NSU che li avrebbe utilizzati per equipaggiare il suo moto-cingolato militare, maglie da calcio shop la Kettenkrad. Nella regia vera e propria debuttò nel 1949 con Vento d’Africa e chiuse, dopo dodici film, nel 1961 con I fratelli corsi; nell’ambito di questa produzione il titolo più significativo resta La domenica della buona gente (1953) di cui fu anche sceneggiatore. Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine a fare la parte del leone – continua la Coldiretti – è il Pecorino Romano Dop, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano, il Crotonese il Toscano, quello di Filiano, di Picinisco, delle Balze volterrane oltre al Fiore Sardo, al Canestrato Pugliese, al Canestrato di Moliterno alla Vastedda della Valle del Belice, al Murazzano e alla Robiola di Roccaverano che usa anche caprino.
In realtà, ci sono numerosi vantaggi nel fare marketing durante questi eventi sportivi. Restano quindi un po’ minimaliste, il che gioca a favore dell’essere fichi senza fare i prepotenti (come un gagliardetto un po’ prepotente che urla “siamo i campioni d’Italia” può fare ad una maglia a strisce bianche e nere verticali). Il primo posto va ad una maglia particolare di un’annata importante. Dopo un’anonima stagione fra i cadetti, nel 1984 la società è rilevata dall’imprenditore edile Fausto Moi, ma i risultati sportivi sono deludenti: nel 1984-1985 la compagine, dopo un inizio disastroso, retrocede in Serie C1 salvo poi salvarsi a causa del declassamento all’ultimo posto del Padova per illecito sportivo; nel 1985-1986 il parco giocatori è profondamente rinnovato allo scopo di tentare il ritorno in Serie A, tuttavia la stagione è ancora deludente, con la squadra che riesce a salvarsi solo all’ultima giornata; nel 1986-1987, infine, dopo essere riuscita a iscriversi in extremis, la società viene penalizzata di 5 punti per il suo coinvolgimento nel Totonero-bis, un handicap che i sardi non riescono a colmare, finendo col retrocedere in C1.
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